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Castiadas

Published on 23 Settembre, 2014 | by Gianluca Fadda

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Le Caretta avrebbero capito tutto ma non la coda di polemiche

“Caretta caretta” mai e poi mai avrebbe potuto immaginare di diventare una protagonista della nostra cronaca locale e ritagliarsi anche qualche piccolo sprazzo di popolarità nelle cronache nazionali quando scelse qualche mese fa la splendida spiaggia di Cala Sinzias (territorio facente parte del Comune di Castiadas, meglio precisare …) per deporre le sue uova.

Tutta questa popolarità (alla quale la nostra tartaruga avrebbe volentieri fatto a meno) deriva purtroppo dal fatto che l’atto di procreare, uno dei gesti più belli ma anche uno dei più normali da quando la natura miliardi di anni fa ha deciso che il nostro pianeta dovesse essere destinato a brulicare di vita delle più svariate forme, per la sua specie è diventato purtroppo eccezionale a causa dell’invadente e deleteria presenza umana nel suo ecosistema naturale: in particolar modo nelle acque territoriali italiane questi pacifici animali sono iscritti già da tempo nella poco rassicurante lista delle specie in via d’estinzione.

Fortunatamente l’umanità, o almeno parte di essa, sembra stia cominciando a rendersi conto dell’impatto derivante dai suoi errori sull’ecosistema e a cercare di porvi rimedio in qualche modo: nel caso specifico mamma “Caretta”, andatesene al largo subito dopo il parto non di certo per cattiveria ma seguendo istruzioni genetiche di antidiluviana provenienza , ha trovato delle ottime balie che hanno accudito il nido dei suoi piccoli proteggendolo dalle intemperie e dai pericoli che l’ambiente marino statisticamente riesce inevitabilmente ad offrire nell’arco di un periodo discretamente lungo.

La natura dell’unica (almeno secondo i nostri canoni antropocentrici ) specie senziente del pianeta però è molto complessa e anche quando opera per produrre del bene trova quasi sempre il modo di mettere un pizzico di male anche quando sarebbe evitabile. Ma tutto in natura sembra accadere per un qualsivoglia motivo: probabilmente l’uomo deve soddisfare alcune esigenze cerebrali che altri animali non hanno. Ogni tanto però penso a cosa ne verrebbe fuori se gli altri animali potessero in qualche fantasioso modo avere la facoltà all’improvviso di poterci studiare come noi facciamo con loro ormai da tempo.

Di sicuro faticherebbero molto a capire alcune nostre azioni: l’epilogo della vicenda delle tartarughine sarebbe appunto un ottimo spunto per un ipotetico documentarista proveniente dal “mondo animale non umano”. Sarei curioso sopratutto di vedere come riuscirebbe a descrivere il “polverino” nato dopo che i piccoli sono stati trasportati in acque diverse per assaporare i primi istanti della loro avventura marina.

Probabilmente non avrebbe nessuna difficoltà a capire la vicenda sino al punto in cui i mini-rettili hanno toccato per la prima volta l’acqua in quanto rientrante in qualche modo nell’ordine naturale degli eventi in cui una specie talvolta collabora con un’altra per questione di sopravivenza. Arrivato però al punto di tradurre in qualche modo ai suoi simili la coda finale della storia, andrebbe certamente in grossa difficoltà: penso che si chiederebbe come quelli che dovrebbero essere la specie più evoluta e senziente del pianeta possa utilizzare il suo tempo e la sua energia per polemizzare su questioni inutili e meramente campaniliste da cui sì non trae nessun giovamento e utilità.

Il nostro ipotetico documentarista proveniente dal mondo animale sarebbe ampiamente giustificato per questa sua “ignoranza”: concetti come quello di “visibilità”,”protagonismo”,”marketing”,”pubblicità” e altri simili sono totalmente fuori dalla portata della comprensione extra-umana. Soltanto noi, gli unici esseri dotati di capacità mentali superiori sul pianeta, riusciamo a produrli e in quantità talmente elevata al punto di “essere quasi costretti” ad utilizzarli anche in maniera impropria.

Probabilmente si chiederà anche come mai in questi casi non si riesca a sfruttare il magnifico dono dell’intelletto e usare una delle sue migliori facoltà come la capacità di creare fantasie per provare solamente ad immaginare quella cinquantina di piccole tartarughe nuotare nel silenzio ovattato delle profondità marine ( al riparo, beate loro, da qualsiasi espressione vocale e scritta umanoide) alla scoperta del meraviglioso habitat che le ospiterà per il resto della loro vita, libere di muoversi nel blu infinito quando e come vogliono, senza doversi minimamente preoccupare di vincoli e confini territoriali.

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