Opinioni

Published on 4 Settembre, 2015 | by Piera Conconi

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Bravi sindaci, ma perché avete ringraziato così tanto i politici intervenuti?

Ieri a Muravera si è tenuta, nel cortile della scuola Primaria di viale Rinascita, la tanto attesa manifestazione in difesa dell’ospedale San Marcellino.

Molto partecipata – un migliaio di persone circa ha seguito l’assemblea – alla quale hanno preso parte  diversi  politici: sindaci, tra loro poche assenze, un consigliere regionale e, addirittura, un senatore.

Naturalmente non è mancata la “mamma” delle proteste contro la chiusura, pardon, la razionalizzazione dell’ospedale (perché l’ospedale non si chiude vero?), mi riferisco alla signora Lidia Todde, presidente dell’associazione Onlus “Obiettivo Sanità Sardegna” .  Mi chiedo come mai non è stata lei ieri  a ricoprire il ruolo di mediatrice, penso, senza nulla togliere alla dottoressa Mocco, che la figura più idonea a gestire l’assemblea fosse proprio la signora Todde che, più di chiunque altro nel  Sarrabus, conosce tutte le successioni di operazioni avvenute negli ultimi anni, cioè da quando si è avuto sentore di un lento e inesorabile smantellamento del presidio ospedaliero del San Marcellino.

Ho apprezzato più di tutti l’intervento, avvenuto troppo tardi, della professoressa Antonietta Granata che chiedeva un semplice chiarimento sui contenuti della delibera oggetto della manifestazione. Sì in effetti chi mediava, doveva, per prima cosa, illustrare al numeroso pubblico i punti più critici della decisione presa in Regione e far capire a tutti cosa si vuole fare dell’ospedale, dove si vuole portarlo e cosa aspetta a noi potenziali utenti, dopo le modifiche deliberate in Giunta regionale. Invece si è preferito far parlare tutti i presenti seduti al tavolo, che hanno ripetuto frasi e concetti che già conosciamo e che ci siamo stancati di sentire, anche perché restano concetti e non si concretizzano. Lo sappiamo che viviamo in una zona disagiata, che per arrivare a Cagliari si impiega più di un’ora, che le ambulanze non sono sufficienti, che durante il tragitto verso la salvezza uno potrebbe anche morire, che i numeri che caratterizzano il San Marcellino non sono trascurabili, che l’indotto ne risentirebbe ecc… ecc… ecc…

Non si è parlato di un progetto da contrapporre a quanto deciso in Regione, solo tante parole preconfezionate che, da quel che leggo sui social network e che sento in paese, non sono piaciute a molti. Parole che non fanno presagire niente di buono per il mantenimento del San Marcellino come ospedale.

Passo ora agli interventi che si sono susseguiti nelle oltre due ore di seduta.

I politici? Potevano evitare di intervenire, ieri doveva esserci chi si è seduto al tavolo che ha deciso la razionalizzazione dell’ospedale, era superflua la presenza di un consigliere che sembrava arrampicarsi sugli specchi o di un senatore che ha parlato tanto ma non ha detto nulla. Non ci hanno saputo dire niente di più di quanto già non sapessimo, non ci hanno rassicurato né tranquillizzato, anzi.

I sindaci? Finalmente erano tanti e insieme. Mi è sembrato che qualche sindaco fosse a favore della chiusura, ha ripetuto la parola “razionalizzare” quasi come un intercalare all’interno delle frasi farfugliate, come se fosse la soluzione a tutto, anche ai problemi di relazione tra i paesi dell’Unione dei comuni del Sarrabus.

Mi è piaciuto molto il sindaco di Escalaplano, sempre molto umile e concreto nei suoi interventi. Mi piace.

Gli altri sindaci, a mio avviso, nei loro interventi sono stati tutti un po’ troppo esagerati nei ringraziamenti verso i politici intervenuti, anche perché nel corso di questi ultimi anni la politica regionale non si può dire sia stata troppo vicina al Sarrabus, fatta eccezione dei periodi pre-elettorali!

Il sindaco di Muravera ha una responsabilità maggiore rispetto ai suoi colleghi vicini di casa. Oltre ad essere il primo cittadino del paese in cui è ubicato l’ospedale, fra tutti è quello che meglio conosce la realtà descritta nella delibera di giunta, visto che ha lavorato per tanti anni   presso il nosocomio  e ancora oggi è legato alla struttura, anche se con ruoli un po’ diversi rispetto al passato.

Il sindaco di Villaputzu (non lo avevo ancora sentito parlare, mi piace) ha espresso la necessità di un confronto e di un dialogo tra gli amministratori del territorio, forse però al tavolo per dialogare era doveroso sedersi prima, di ridimensionamento dell’ospedale non se parla da pochi giorni, sono anni che il processo di erosione del presidio ospedaliero di Muravera è in atto, non possiamo svegliarci solo ora, mi sembra che sia un po’ tardi.

Insieme a voi attendo l’epilogo di questa novella, della quale tanto si sta scrivendo ora, sperando che si tratti di un epilogo felice per tutto il Sarrabus-Gerrei. Se così non fosse,  tutti (anche per quelli che, come affermava ieri il sindaco di Villasimius, più volte, nonostante ci fosse un ospedale funzionante in zona, hanno preferito il ricovero a Cagliari) tristemente constateremo che il diritto alla salute, come il diritto allo studio e al lavoro in Italia non è un diritto per tutti.

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