Escalaplano

Published on 28 Gennaio, 2014 | by Gianni Agus

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I primi cento anni di un grande uomo per Escalaplano: auguri Zio Luigino

Chissà se mai sarebbe riuscito ad immaginarlo. A soli quattro anni, a pochi mesi dalla fine della “grande guerra”, Luigino perdette tutto: la mamma, il papà, una sorella ed un fratello. L’epidemia della peste ad Escalaplano, la cosiddetta “spagnola”, fece cento morti in soli 30 giorni e lui restò solo.

In un primo momento fu condotto ad Arzana, paese d’origine del padre. Si presero cura di lui gli zii paterni. Ma solo per breve tempo. Luigino fece ritorno quasi subito ad Escalaplano dove fu cresciuto dalla famiglia di uno zia materno, quella di Salvatore Carta, Ziu Abori Carta.

Per lui ogni giorno significava lavorare in campagna tra mille sacrifici: aiutava come poteva Ziu Abori nella dura vita da contadino, la vita appunto della famiglia Carta e di tanti altri escalaplanesi. Dovette faticare tanto, probabilmente più dei suoi fratellastri e non ricevette certo le attenzioni che un bambino di pochi anni ricerca in un contesto familiare.

Ziu Abori, pur nella sua “durezza”, fece molto per il piccolo Luigino, che crebbe in una famiglia molto religiosa e timorata di Dio, educato al rispetto del prossimo e delle regole. Contrariamente a quanto avveniva di solito gli fu assicurata l’istruzione: per tanti anni fu una delle pochissime persone in grado di leggere e scrivere.

Un “mestiere” che mise subito a disposizione della comunità: leggeva e scriveva lettere, approntava contratti e scritture private di varia natura (regolava accordi di pascolo, di mezzadria, compravendite), trovava sempre il modo di dirimere le controversie, che tramutava in accordi.

L’onestà e il senso della giustizia lo hanno accompagnato in una vita nella quale si è distinto per la sua saggezza e per il suo fare conciliante, sempre pronto a mettere d’accordo due contendenti, due parti contrapposte. Riusciva sempre a mediare, a fare da paciere. Lavorava sempre per unire e mai per dividere.

Marco Lampis, il sindaco di Escalaplano, lo conosce bene: ” Non solo perché – racconta il sindaco – siamo legati da un rapporto di parentela ma anche perché abitava proprio di fronte al vecchio municipio dove ho lavorato per 11 anni. Lo incontravo quasi tutti i giorni, non disdegnava mai di scambiare due chiacchiere, era informatissimo, aggiornato su tutto, dalla cronaca alla politica passando per il sociale. Ogni giorno acquistava di primo mattino il suo giornale preferito “L’Unione Sarda”, seguiva i diversi telegiornali e si dilettava in letture di vario genere, anche molto impegnative”.

E ancora: “Gli escalaplanesi – aggiunge il primo cittadino – lo ricordano esattamente così, un uomo generoso, onesto, saggio, un costruttore di pace, un amico della comunità”.

Lo scorso 23 gennaio tutto il paese ha festeggiato Zio Luigino Ferreli. Una messa di ringraziamento celebrata da don Luigi Murgia, gli auguri del sindaco a nome di tutta l’amministrazione comunale e della comunità. La festa è proseguita nel pomeriggio, presso il centro di aggregazione sociale Padre Pio, assieme agli escalaplanesi.

Il sindaco gli ha consegnato un quadro ricordo con una dedica a nome di tutta l’amministrazione comunale e della popolazione. Anche la Pro Loco gli ha consegnato una pergamena ricordo e di auguri. La Croce Verde Escalaplanese, della quale divenne socio della prima ora (fondata nel 1989), gli ha consegnato una targa ricordo, ringraziandolo per il sostegno ricevuto in tutti questi anni.

Zio Luigino è riuscito anche a tagliare la prima fetta di una grande torta, che in rilievo riportava uno scorcio di campagna, un fabbricato rurale tipico dei suoi tempi, la sua inseparabile moto Ape 50 e la sua persona. Uno scorcio molto significativo della sua vita.

Coccolato dai figli Gianni, Alberto e Luciana, dal genero, dalle nuore, dai nipoti, da tanti parenti e, soprattutto, da moltissimi compaesani, si è goduto tutta la festa ed è tornato a casa solo dopo che tutti gli ospiti, a serata ormai inoltrata, erano andati via.

Auguri Zio Luigino, classe 1914. No, una vita così non l’avrebbe mai potuta immaginare.

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