Fallo Laterale

Published on 25 Novembre, 2013 | by Zio Corraz

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Nel Sarrabus tutti pazzi per la Tares

Doveva essere una festa, e così è stato. Era tanta l’attesa per l’incontro organizzato ieri pomeriggio dai sindaci del Sarrabus per discutere con i cittadini della nuova imposta locale. Un trionfo senza precedenti, alla faccia delle poche cornacchie che alla vigilia ipotizzavano non meglio precisate possibili forme di dissenso.

Ma tant’è: terminata la riunione, è partito immediatamente un lunghissimo, festoso corteo di auto strombazzanti come non si vedeva dai tempi delle manovre economiche di Romano Prodi. E’ stato tutto perfetto, a partire dal nome del tributo –TARES– azzeccatissimo acronimo di TASSA RESPONSABILE. Una autentica manna calata dal cielo, in questi tempi di imposte inique e striminzite, che tanti danni hanno arrecato al nostro già fragile tessuto sociale.

Finalmente la popolazione sarda si riscopre unita, e laddove fallirono Fenici, Cartaginesi, Romani, Spagnoli, Pili, Soru e via dicendo, è riuscita invece la Tares. Mai più “pocos, locos e disunidos”, mai più “centu concas, centu berritas”, mai più “su nuraghe de su bixinu esti sempri prus mannu”: antichi proverbi archiviati per sempre dalla gioiosa condivisione popolare di questa nuova, equa, favolosa imposta.

Ma adesso diamo voce ai cittadini che hanno partecipato alla riunione. Non sta nella pelle Andrea Espis, albergatore di Castiadas: “Pagare la Tarsu era diventato facile come comprare le caramelle, fortunatamente questa nuova Tares sembra rimettere le cose a posto. Sarò ben felice di pagare 3 volte tanto rispetto prima!”.

“Assurdo, la Tarsu non aveva considerato neanche la superficie che occupa la cuccia del mio “chiwawa”! Son soldi pure quelli, e gliele ho cantate forte a quelli del Comune. Mi hanno promesso che d’ora in poi ne terranno conto – incalza quasi commosso Massimo Doro, ristoratore di San Vito – altrimenti preferisco emigrare in Australia!”.

“Questi politici incompetenti ci avevano tolto l’ICI, ed io già pensavo di chiudere baracca, quando l’IMU ha riacceso le nostre speranze, e anche se l’annullamento della seconda rata è stata una autentica mazzata, ho tenuto duro. Con la TARES, possiamo finalmente cantare vittoria”, chiosa soddisfatto Gigi Sedda, barista.

Qualcuno si è anche lamentato del posticipo al 2014 della TARES prevista per quest’anno, chiedendo a gran voce di poter pagare già adesso almeno un acconto, possibilmente maggiorato. I nostri amministratori han dovuto sudare le classiche 7 camicie per riuscire a contenere l’entusiasmo dei partecipanti all’incontro, sommersi da urla di gioia, petardi, ole improvvisate, canti e cori da stadio.

In tarda serata è giunta però voce di una piccola delegazione (i soliti incontentabili?) che giudicherebbe le misure adottate non ancora sufficienti, e che perciò avrebbero fatto richiesta di un ulteriore aumento del tributo. Uno di loro avrebbe osservato che, pur possedendo un appartamento di soli 50 metri quadrati, nel computo dell’imposta andrebbero considerati sia il soppalco che gli arredamenti -a suo dire- di altissimo livello, mentre un altro si lamenta che in Scandinavia si pagano ancora più tasse e non si capisce bene perché noi si debba sempre restare indietro.

“Adesso ci manca solo che diventiamo zona franca e poi siamo a posto…”, sussurra preoccupato il leader della delegazione. Nella speranza che questa protesta non degeneri presto in sommossa, i sindaci hanno promesso al più presto una ulteriore verifica da parte dell’Agenzia delle Entrate per tutti coloro che ne faranno richiesta entro i termini stabiliti.

Insomma, chi pensa di dover pagare di più, si muova adesso: ogni minuto perso, potrebbe essere un euro in meno alla Stato.

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