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Published on 20 Ottobre, 2013 | by Giovanna Melis

La Camera ricorda Maria Lai

 

DSC03530A sei mesi dalla scomparsa dell’artista di Ulassai, la Camera dei deputati le ha dedicato un convegno: “Maria Lai: l’arte tra gioco e magia”.

Una giornata tutt’altro che commemorativa, ma anzi evocativa; un punto della situazione su ciò che è rimasto in termini di valore, specialmente umano, in seguito alla scomparsa di questa grande piccola figura.

Nel 1981 nasceva “legarsi alla montagna”, gioco artistico che aveva coinvolto l’intera comunità del piccolo paese adagiato sotto l’altipiano di Tisiddu: nastri azzurri che legavano le case per poi congiungersi insieme nel punto più alto della montagna. Un atto apparentemente ludico eppure denso di significato, per ricostruire insieme il legame con il territorio. D’altronde fu la stessa Maria Lai, ironicamente, a parlare in questi termini del suo percorso artistico: “Giocavo con grande serietà, a un certo punto i miei giochi li hanno chiamati arte”.

Riallacciandosi proprio a quell’evento del 1981, il Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, e il Segretario di Presidenza della Camera dei deputati, Caterina Pes, hanno ricordato la tenacia, l’impegno intellettuale e “l’alto valore democratico delle sue opere”. L’arte che diventa quasi un atto politico, che si forma e si nutre della collettività, che insegna proprio in quanto partecipazione.

Ed ancora Emilia Grazia De Biasi, presidente della Commissione Igiene e sanità del Senato della Repubblica, sottolinea questo valore democratico, ricordando i motivi per cui in occasione del concorso indetto dal Comitato d’onore del Premio Camera dei deputati per il 150esimo dell’Unità d’Italia, fu scelta proprio un’opera dell’artista ulassese, “Orme di leggi”, per restare in mostra permanente nella nuova aula del palazzo dei gruppi parlamentari, nello spazio alle spalle del banco della presidenza.

E’ stata l’ultima opera compiuta dall’artista ogliastrina, come ricorda il giornalista Romano Cannas, compaesano di Maria e autore, insieme ad Antonio Rojch, del documentario “La tela infinita”, proiettata nel corso del dibattito. Un racconto a ritroso dalla viva voce della protagonista, attraverso il recupero di interviste e filmati di Maria Lai, che conserva intatto tutto lo spirito di una artista capace di mostrarsi quasi ingenuamente, come solo una figura così fortemente indipendente (ma mai distaccata, anzi molto lucida verso ciò che la circondava) poteva fare.

E come il nastro azzurro porta la comunità a ricongiungersi al territorio, così Maria durante il corso della sua vita è tornata sempre nel suo paese, anche nei periodi di silenzio cullati dal vento della terra natìa, custodito dalle montagne che vigilano Ulassai e la valle del Pardu..

Ma poi questo silenzio artistico si è trasformato anche in desiderio di nuovo isolamento, talvolta anche dal mondo dell’arte contemporanea, quello dei personaggi da galleria espositiva.

Maria, come ricorda affettuosamente la nipote e collaboratrice Maria Sofia Pisu, tra i partecipanti al dibattito insieme al sindaco di Ulassai Franco Cugusi, era fortemente convinta del potenziale valore effimero dell’arte contemporanea, che può uscire dalla materialità per diventare coinvolgimento corale. Inoltre, ci ricorda ancora la nipote, ha sempre creduto nel valore della didattica come vera finalità artistica; e per far ciò ha rinunciato perfino alla sperimentazione.

Eppure, questa donna bambina ha trasformato la rinuncia in nuova occasione; teneva spesso a sottolineare come la didattica fosse un momento di crescita anche per l’artista, che può godere di sguardi altri, introducendo nuovi spunti di riflessione. Non a caso ha mostrato spesso una predilezione per lo sguardo puro e veritiero dei bambini, talvolta spregiudicato ma capace di isolare la verità semplicemente, senza filtri. Lo sguardo che ha caratterizzato Maria Lai, ricorda la nipote Maria Sofia, capace di celare nella parlata ingenua una sottile ironia. L’ironia come filosofia dell’artista al cospetto del mondo .

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