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Published on 27 Agosto, 2013 | by Gianni Agus

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Donne vittime di violenza. Anche nel Sarrabus: “Denunciate al 1522”

Un bicchiere d’acqua “grande grande” ed un caffè. Patrizia Desole (nella foto), presidente dell’associazione Prospettiva Donna, si rilassa nella piazzetta del bar Paderi a Muravera. E’ uno dei pochi giorni di vacanza che riesce a concedersi, impegnata come è a portare avanti la sua associazione (sede ad Olbia). E la sua mission: “Insegnare il rispetto di genere, cambiare una mentalità vecchia di secoli, fare in modo che le donne camminino su se stesse per ricostruire la propria identità”.

Un lavoro lungo e difficile con al centro una brutta parola: violenza. E subito dopo un’altra ancora più brutta: femminicidio. Donne che soffrono, che hanno bisogno di aiuto, che si rivolgono al centro di Patrizia. Con numeri da brividi: duecento solo nell’ultimo anno.

Sono davvero così tante le donne che subiscono violenza?
Purtroppo sì. Duecento sono quelle che si sono rivolte solo a noi in questi ultimi mesi, ma in Sardegna le associazioni sono otto. Se poi aggiungiamo il “sommerso”, e cioè le tantissime donne che per paura ancora restano chiuse nel loro silenzio si capisce quanto il problema sia drammatico ed attuale. Ed è un problema che investe tutti, senza distinzione di razza o ceto sociale.

Sta dicendo che non c’è una zona del pianeta dove le donne non siano vittime di violenza?
Esatto, da nessuna parte la donna ha lo stesso spazio dell’uomo. Poi, certo, ci sono paesi e paesi. Purtroppo però l’Italia, in questa particolare classifica, non brilla di sicuro.

Che cosa succede nel momento in cui una donna chiede il vostro aiuto?
Mettiamo in moto tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione. Si inizia con un colloquio per la valutazione del rischio, quindi l’aiuto psicologico, l’eventuale accoglienza in una casa protetta, corsi di sensibilizzazione, assistenza legale.

E poi?
Cerchiamo di fare in modo che la donna si allontani dall’uomo, è la cosa più corretta. Talvolta le stesse donne tendono a giustificare una reazione violenta, ma questo è il frutto di una vecchia mentalità. E non tragga in inganno la fase dell’uomo che si pente, perché è solo una fase. Se la donna finisce all’interno di una spirale di violenza non ne esce più.

Colpa degli uomini?
Colpa della società. Dobbiamo iniziare con le scuole, sensibilizzare. E offrire dei libri di testo, soprattutto di storia, dove si parli delle grandi donne. Ce ne sono tantissime. Avete mai sentito parlare di filosofe donne? No, eppure è pieno. Abbiamo bisogno di punti di riferimento.

La vostra associazione è composta solo da donne. In che modo gli uomini possono aiutarvi?
Intanto ci sono anche degli iscritti di sesso maschile. Agli uomini, a quelli non violenti, chiedo di fare la battaglia con noi, e cioè, che non facciano i Ponzio Pilato ma prendano posizione.

Ci sono anche donne del Sarrabus Gerrei che hanno chiesto il vostro aiuto?
Sì.

Cosa deve fare una persona per contattarvi?
Chiamare il 1522. Un operatore comunicherà subito il numero del centro più vicino.

 

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