Curiosità no image

Published on 8 Novembre, 2008 | by Sardegna Vacanza

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Il Corallo

E’ da tempo immemorabile lavorato in Sardegna, e gli oggetti preziosi che nascevano dopo una attenta lavorazione, ebbero le più disparate funzioni. Amuleti, oracoli, oggetti di lusso o accessori che dovevano impreziosire l’immagine delle donne. Vero è che il corallo è strettamente legato alla realtà sarda, e da sempre abbonda nei mari che circondano l’isola. Ha necessità, per la sua crescita, di costante salinità dell’acqua e di una attenuata illuminazione. Ecco che normalmente lo si può ritrovare all’interno di grotte o negli strapiombi da una profondità di 20 mt fino ad un massimo di 200 mt. L’etimologia del nome è questione di contesa. Secondo alcuni deriverebbe dal greco Koraillon, cioè scheletro duro, secondo altri da Kurahalos ossia forma umana, altri sono dell’idea invece che derivi dall’ebraico Goral, nome che possedevano le pietre usate col ruolo d’oracolo, funzione che avrebbe assolto anche il corallo. Secondo Ovidio il corallo rosso nasce dal sangue di una delle Gorgoni, Medusa, sangue che perdette quando Perseo la decapitò. Lo sguardo delle Gorgoni infatti aveva la capacità di pietrificare, e il sangue di Medusa a contatto con l’acqua pietrificò le alghe, tingendole di rosso.

La lavorazione del corallo da parte della gente sarda è pratica di remota origine. Ricchi i mari fin dall’antichità, sappiamo quasi certamente che l’estrazione e la lavorazione fosse ai massimi livelli in periodo di dominazione Cartaginese, e seppure alcuni storici non sono d’accordo con tale affermazione, i ritrovamenti archeologici, fugano ogni dubbio. E’ certo che in epoca romana ancora fosse praticata la pesca del corallo usato per la produzione d’accessori di grande pregio. Documenti ufficiali che si riferiscono alla pesca del corallo in Sardegna, in verità li possediamo solo dal XIII secolo. In periodo alto medievale la pesca del corallo s’era fatta qualcosa di molto rischioso anche per i professionisti, viste la presenza di forti aggressioni rivolte alla Sardegna e provenienti dal mare. Inoltre si erano inseriti a tutti gli effetti, come pescatori di corallo, i monaci benedettini. Il prezioso materiale venne sempre più utilizzato per la creazione di oggetti rituali e sacri. Presto nei mari sardi, come pescatori di corallo compariranno sia i genovesi, sia i pisani.

Ancora oggi estrazione e lavorazione del corallo sono pratiche diffusissime in Sardegna. E gli artigiani sardi, eredi di una antica dinastia, riescono a produrre gioielli di fattura impeccabile che ancora oggi, vuoi per il colore acceso, vuoi per la tecnica squisita, incantano ed affascinano donne sarde e non solo. Se Alghero da sempre è stata la capitale dell’estrazione e lavorazione del corallo, è giusto ricordare che famosi laboratori si trovano anche in Quartu Sant’Elena e Dorgali.

Claudia Zedda

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